Titolo e contributi: Alcool : [Videoregistrazione] / regia, soggetto, sceneggiatura: Augusto Tretti ; fotografia : Ubaldo Marelli ; montaggio: Iolanda Adamo ; musica: Eugenia Tretti Manzoni ; consulenza: Dario De Martis (Direttore dell’Istituto Psichiatrico di Pavia) ; interpreti: Mario Grazioni (Francesco) e attori non professionisti
Pubblicazione: : produzione: Augusto Tretti per l’Amministrazione Provinciale di Milano, 1980
Descrizione fisica:
2 videocassette (U-matic) (100 min) : color. e b/n, son. (mono)
Serie: In due parti.
Lingua:
Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)
Nota:
- Uno psichiatra, un sociologo, un antropologo ed uno psicologo dissertano fra loro per un’inchiesta televisiva dedicata al problema della alcolismo. Vengono così mostrare una serie di storie esemplari che illustrano l’ampiezza del problema. Francesco è un giovane della provincia veneta che vive un’esistenza ordinaria, cambia spesso professione, prima trasportatore di bibite, poi di gas ed infine muratore. All’inizio beve in maniera innocente, alza il gomito spesso ma è convinto che “faccia sangue” ma in breve precipita nell’alcolismo, finirà in preda al delirium tremens. Una casalinga frustrata beve per perché sedotta dalle incessanti campagne pubblicitarie, i camionisti lo fanno perché questi spot gli spiegano che “bere tiene svegli”, un attore sul viale del tramonto beve per non sentire il peso del suo declino, i preti perché lo impone il sacramento, i giovani borghesi lo fanno per noia, gli alpini per ricordare i vecchi tempi andati ed onorare le tradizioni del proprio corpo militare. Francesco alla fine morirà di cirrosi epatica perché il suo capocantiere ritiene che se gli operai bevono, lavorano di più. Mentre la troupe smobilita, il regista viene avvicinato da un malfermo ubriaco: «Con tutti i problemi che ci sono in Italia, la crisi economica, la bilancia dei pagamenti, tu te la prendi con un bicchiere di vino e ci fai sopra un film. Un venduto sei, alla coca-cola e al chinotto.» Ha raccontato Tretti: «Non avrei mai immaginato che una Provincia mi chiedesse di girare un film, ma l’assessore era una donna di sinistra- una sinistra aperta e democratica – e, si sa, le donne fanno sempre la differenza, tanto che questa mi aveva invitato a non farmi alcuno scrupolo nell’attaccare il Partito Comunista». Alle prese con un progetto lontano dalle sue corde, Tretti afferma di non avere affrontato il progetto in modo sereno: «All’inizio ero preoccupato, io funziono meglio con il grottesco, con la comicità, ma alla fine il film mi ha dato diverse soddisfazioni». Non ultima, quella di essere apprezzato dal fondatore della psicoanalisi italiana: «Musatti vide il film per ben due volte a Milano, se non ricordo male, e poi organizzò una proiezione a Sirmione – erano i primi anni ’80 – alla presenza di cinquecento e più medici, che apprezzarono da par loro il film». Tretti non aveva voluto conoscere veri alcolisti per scrivere il suo film, basò la sua ricerca su libri e consulenze scientifiche; rifuggì il cinema-inchiesta a tal punto da fargli ricostruire interamente in studio l’ospedale che si vede nel film. In tal modo, pur essendo un progetto su “commissione”, Alcool mantiene libera la creatività di Tretti e si configura come un episodio bizzarro, sia per la sua filmografia che per il cinema italiano (fu infatti il primo film finanziato da un ente locale), ma non per questo minore e impersonale; (testo tratto da un articolo a cura di Alessio Galbiati e Roberto Rippa).
- Augusto Tretti (Verona, 1924) singolare esempio di cineasta indipendente e naïf, volutamente appartato ed estraneo a mode o correnti, dopo una formazione da autodidatta e un'esperienza di aiuto-regista con F. Fellini per Il bidone, esordisce con La legge della tromba (1960), surreale commedia su due maldestri rapinatori che lavorano in una fabbrica di trombe e che ricordano i modi e le movenze di Chaplin e di Tati. Lodato da E. Flaiano, C. Zavattini, F. Fortini e M. Antonioni, il film non aiuta comunque la carriera del regista, che deve attendere oltre dieci anni per realizzare la sua opera seconda (Il potere, 1971), girato con assoluta povertà di mezzi ma graffiante e mordace nel costruire una satira del potere attraverso i secoli – dall'età della pietra alla colonizzazione del West fino al neocapitalismo degli anni '60 – che colpisce per l'irriverenza anarchica e sfrontata con cui si fa beffe di ogni forma di autorità. Di nuovo costretto all'inattività dall'ostracismo dei produttori, nei due decenni successivi realizza solo un docu-drama sull'alcolismo presentato alla Mostra di Venezia (Alcool, 1980) e un mediometraggio prodotto da «Ipotesi Cinema» di E. Olmi (Mediatori e carrozze, 1985). Vive sulle colline del Garda e progetta da anni un film sulla battaglia di Lepanto da girare nelle acque del lago.
- copia da pellicola 35 mm
Nomi:
(Consulente scientifico)
(Musicista)
(Autore)
(Produttore)
Dati generali (100)
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Tipo di data:
risorsa in continuazione corrente
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Pubblicazione della Pubblica Amministrazione:
provincia